Oman..Perchè si?

Perchè andare in Oman

Quando ho intenzione di visitare una nazione la prima domanda mi pongo  è perché vorrei andare, cosa mi attrae  e non  solamente cosa vedere.  Voglio viverla e non dire ok ci sono stato.  E allora perché andare in Oman? Un sultanato dalle lunghissime  spiagge, aspre montagne , dune e paesaggi urbani armoniosi.

Per cercare di capire l’Oman bisognerebbe fare un salto indietro nel tempo ed esattamente al 24 luglio 1970 quando il Sultano Qaboos salì al potere deponendo il padre che fuggì nel Regno Unito e regnando poi per mezzo secolo fino alla morte. Fino a quel giorno l’Oman era un paese dove era ancora legale la schiavitù e aveva 10 …si ho detto 10 km di strade asfaltate. Più o meno la distanza che molti di noi hanno tra la casa e il posto di lavoro. L’Oman è grande come l’Italia. Provate a pensare al nostro paese senza asfalto!

Perchè andare in Oman
Muscat

L’Oman ora è un paese con un altissimo tasso di istruzione, strade e ospedali dove le donne studiano e lavorano e con uno dei più bassi tassi di criminalità al mondo. E ti chiedi come un uomo abbia potuto fare pian piano tutto questo negli anni giorno per giorno senza che a noi giungesse notizia . Qaboos ha regnato come monarca assoluto. Una condizione simile la si può trovare praticamente solo nella vicina Arabia Saudita dove però sono palesi le violazioni dei diritti umani. Questo ci dice che non sono le religioni che ci differenziano ma la mente delle persone.

In Oman non ci sono grattacieli; il Sultano Qabo0s che nei primi anni girava nei villaggi e parlava alla radio perché non c’era la  TV ha imposto un’altezza massima di 4 piani per non deturpare il paesaggio.  La sua costruzione più alta è la Grande Moschea Blu che il sultano fece costruire nel 2001 con 91 metri di altezza massima (6 in meno della Torre degli Asinelli a Bologna) Nella sua capitale Muscat le porte medioevali la sera venivano chiuse prima di lui.  

Ah l’Oman non è mai entrato in nessuna guerra!

Tiwi

L’ho girato in bus, in auto, a piedi e autostop.  Non ho mai avuto una sensazione di calma come girando questo paese. Sono passati quasi 10 anni da quel viaggio ma certe cose mi sono rimaste impresse e per questo ne vorrei parlare con voi.

 L’Oman è la sensazione che puoi uscire di casa  lasciando la porta aperte. L’Oman è armonia ammantata dal bianco delle sue costruzioni dagli abiti tradizionali i “disasha” . Giuro di non averne mai visto uno macchiato.

Sur Oman
Sur

Muscat

Strade perfette a doppie corsie, case basse e dipinte, prati verdi. L’impatto di Muscat è quello di un mondo ideale sereno e tranquillo dove la vita scorre lenta.  Benchè ci vivano un milione e mezzo di persone (su una popolazone nazionale di 2.9 milione) all’apparenza non sembra una città ma un grande paese amplificata dal fatto che non esistono costruzioni alte. Come nei nostri paesi dove la costruzione più alta è il campanile della chiesa qui è il minareto. Muscat infatti è un insieme di tanti paesi dispersi su una superficie di 1500 km quadrati (più di Roma)

Un aeroporto tirato a lucido come un’astronave e la benzina che costa circa 40/50 centesimi vi sembrerà subito il posto ideale per una vacanza itinerante alla scoperta di un paese posto  all’estremità di un mercanteggiante  e fiabesco mondo Arabo. Da qui infatti passavano le navi cariche di ogni genere dirette a Zanzibar e nelle Indie.  E da qui partivano anche le navi cariche di incenso destinate a  Roma e alla Grecia. La Strada dell’incenso (Patrimonio Unesco ) fu una delle più trafficate del mondo antico

Ma com'ero giovane!!!

Il mio viaggio di 8 giorni

Arrivai la mattina del 30 dicembre con il mio cappello che mi accompagna da 30 anni quasi  proveniente dalla Giordania e il primo luogo che si pose davanti alla mia vista sulla strada per Muscat fu anche il più appariscente : La Grande Moschea del Sultano (quartiere di Bashwar) che può ospitare fino a 20000 persone è qualcosa di ammaliante.  La terza al mondo per dimensione con la sua cupola d’orata e il minareto di 90 metri (la costruzione più alta in tutto il paese)  fu costruita per volontà del sultano a partire dal 1994 ed è inoltra l’unico luogo di culto islamico aperto ai non musulmani  a testimonianza della saggezza di quest’uomo. Non si è mai saputo il costo perché per Qabos si fa per Allah e non per gli uomini.

Mutrah e il suo tramonto

La visita alla città non può che partire dal suo quartiere centrale che è anche il luogo ideale per soggiornare per poi spostarsi con il taxi. Mutrah da il meglio di se al tramonto quando il sole cala dietro alle montagne  dorando le cupole delle mosche che si affacciano sulle Corniche il lungomare dove si affacciano palazzi d’epoca e minareti che corre lungo tutta la baia. E qui che lo ammirai dall’alto del forte di  Mutrah di ritorno dalla visita al Palazzo Reale.

Dopo un buon riposo il mattino seguente mi infilai un paio di scarpe da tennis e il mio cappello con l’entusiasmo di chi sta partendo alla scoperta. Il primo luogo da visitare al mattino è sicuramente il mercato del pesce dove i pescatori.  Piccolo e pittoresco . Qui si scarica il pescato della notte.  Osservare tutti questi uomini armati di enormi coltelli vestiti con i loro abiti tradizionali  dare colpi decisi sulle assi delle bancarelle mi diede la sensazione di tornare indietro nel tempo con questi gesti che si ripetono di generazione. Consumai le suole quella mattina facendo avanti indietro per le Corniche pensando tra me e me: “Sono a Muscat” (ed era pure l’ultimo dell’anno anche se non si festeggia )

Il Suq: il cuore pulsante. Un mondo coperto e colorato dove le tonache bianche degli omaniti risaltano ancora più. La parola d’ordine è perdersi ma non troppo. Così come la sensazione di voler comprare qualcosa ,un ricordo, un souvenir o qualcosa  di utile. Dopo un po di anni di viaggi però presi una decisione : presi tutti i souvenir comprati durante i miei viaggi e li misi in uno scatolone altrimenti avrei riempito la casa. Perciò mi limitai a guardare. Qui si trova di tutto: coloratissime spezie, oggettistica, abiti e cappelli (il Kuma per gli Omaniti). Situato a 1 km dal mercato del pesce è il più antico del paese. Costruito circa 200 anni fa con foglie di palma e fango per resistere alla alte temperature fu denominato Al Dahlam (buio in Arabo) per le strette vie che non permettevano alla luce solare tanto che si doveva procedere anche con lampade.

Il palazzo reale e la città vecchia

A 2 km da Mutrah percorrendo il lungomare si trova la città vecchia annunciata dalle porte che fino al 1970 venivano chiuse di sera. Qui si trova il palazzo reale Qasr Al Alam.   A guardarlo bene è sicuramente molto  meno appariscente dai dagli opulenti palazzi reali a cui siamo abituati in Europa.  Noterete infatti dalle foto che non è più alto di un palazzo di 3 piani. Costruito nel 1972 anche qui si nota la sobrietà di quest’uomo. I suoi marmi mi diedero la buffa sensazione di domandarmi che quantità immane di Mastro Lindo  avrebbero dovuto usare quotidianamente per tenerlo così luccicante

Verso Sur

Se arrivando in Oman ebbi la sensazione di essere arrivati ai limiti di un mondo arabo forse a Sur ci fui veramente. Uno di quei posti che non sai nemmeno che esistono. Una cittadina di pescatori con barch e colorate ferme su una spiaggia che fanno quasi da tribune a infinite partite di calcio tra bambini e ragazzi come le facevo io nel parchetto del mio paese in provincia di Milano. Un mondo senza playstation. Sur si trova a 200 km a est di Muscat. Ci arrivai in bus passando da una cittadina chiamata Ibra e sfiorando le sue maestose montagne. Quanto avrei voluto visitarle  (così come la città fortificata di Nizwah) ma avevo una settimana di tempo e come sapete sono contrario alla teoria del vedere il più possibile. Non dobbiamo timbrare un cartellino.

Sur è una  città attorniata da torri e castelli  ed è  fu il mio  punto ideale per affittare un auto (essendo da solo optai per una piccola Chevy cioè l’Opel Corsa americana)  ed esplorare i Wadi il Parco delle. Sur con i suoi ampi spazi vuoti ti da la sensazione di essere un punto di passaggio sulla crocevia di un lungo viaggio dove troverete greggi di capre vagare e brucare qualsiasi cosa possibile in una terra così arida.  Difficilmente troverete qualcosa da fare la sera quindi mettetevi l’anima in pace e preparatevi per delle bellissime escursioni.

Oltre Sur..ho affittato un'auto

Dopo aver passato la prima giornata camminando per le vie di Sur e lungo le sue Corniche mi armai del mio spirito di avventura e partii con la mia Chevy. Risalendo sulla cosa trovai dei graziosi villaggi Tiwi e Fins. Poche case bianche affacciate sul mare , lunghissime spiagge come quella di Fins dove l’unica preoccupazione è trovare qualcosa da mangiare che magari dovrai condividere con delle capre affamate.

Il Wadi Tiwi e il Wadi shab: Cosa sono i Wadi? Praticamente un salto nel Giurassico. Sembra di tornare indietro di milioni di anni senza la presenza umana.  Dei canyon scavati nella roccia da acque verdi e limpidissime che quando sono calme diventano della piscine meravigliose. Rocce levigate e acque meraviglio. Nuotando potrete passare anche sotto passaggi angusti quindi  fate anche attenzione.  Più che spiegarvele guardate le foto qui sotto.La cosa buffa è che in quella giornata incontrai  2 volte  un gruppi di Italiani di Avventure nel mondo. La prima volta nel wadi mentre la seconda volta  arrivarono in un ristorante indiano dove mi ero seduto  all’aperto da solo. Provate a pensare nel silenzio totale di una sera a Sur questo gruppo chiassoso?

La riserva Naturale di Ras al Jinz: Questa riserva  a 50 km da Sur è un santuario delle Tartarughe come la tartaruga Liuto che con i suoi 700 kg è la più grande al mondo.  Il periodo migliore per vederle è Settembre ma essendo il clime mite è possibile vederle tutto l’anno. Ci vuole fortuna però. Per vederle nidificare di notte parti alle 2 del mattino con la mia Chevy. Fu un viaggio avventuroso non tanto perché mi fermò la polizia ma perché può capitare che la strada che costeggia il mare viene inondata da corsi d’acqua che si rianimano dopo qualche temporale in montagna che sfociano in mare. Vi assicuro che un Suv è molto meglio in queste occasione per no vedersi l’acqua salire a livello delle ruote (infatti mi infilai con un certo timore dietro un suv che mi aprì la strada)

Quello che mi sono perso

Nizwa: Questa fu la mia lacuna , più delle notti nel deserto che avevo già affrontato in Giordania più sei Monti.  L’antica capitale dell’Oman è  una stupenda città fortificata situata nella zona più selvaggia dell’Oman ma che è raggiungibile anche in bus (non ci sono ferrovie in Oman anche se è in progetto un’alta velocità con Dubai)

Monti Hajar: il 20% dell’Oman è costituito da montagne e questa catena montuosa lo percorre per 600 km arrivando a superare anche i 3000 mt. Qui trovate il jabal Shams soprannominata la Montagna del Sole che è il punto più alto con i suoi 3075 mt e il  wadi an Nakhar, noto come il “Grand canyon d’Arabia”,

Mangiare e bere

Shuwa.  Quest ricetta richiede una lunga preparazione : si marina la carne con spezie, peperoni ed erbe per essere cotta in particolari forni per addirittura 2 giorni.

Mishkak. Spiedini di carne  marinati in salse e spezie come chiodi di garofano, cardamomo e salsa di tamarindo e poi cotti alla griglia.

Ruz al mudhroub. A base di riso bianco servito con del pesce fritto.

Arsia.  carne di agnello cotta con riso speziato.

Khubz. È il pane tipico degli arabi cotto su forni di argilla  a forma di campana rovesciata o di cilindro.

Mashuai. Un pesce arrostito servito con del limone.

Halwa.  E per finire il dolce classico dell’Oman Si prepara con zucchero, semola acqua di rose e un burro indiano aromatizzando con mandorle e cardamomo (insomma lo mettono spesso )

Bevande

Essendo un paese musulmano gli omaniti non consumano alcolici. Si beve il Laban un latte fermentato e salato e il Kawah un caffè forte aromatizzato con ? Cardamomo! Viene accompagnato con Halwa (un dolce) o Lokhemat (palline di farina aromatizzata)

Oltre il mio viaggio: antichi villaggi dell'Oman

Ci sono alcuni luoghi che per non aver avuto abbastanza tempo non ho potuto visitare ma sarebbe un delitto non segnalarveli. Imbattersi in questi villaggi è come fare un salto indietro nel tempo  e a guardare le foto sinceramente mi dispiace ancora di più non averli visti

Birkat Hal Mouz

Situato ai piedi della Montagna Verde “Jebel Akdhar” quindi il punto di partenza per le escursioni verso questo altopiano situato a 2000 mt. Il nome di questo villaggio significa “Vasca delle banane” in quanto è circondato da numerose piantagioni. Nel villaggio trovate una delle moschee  (Al Yaribaha )più antiche dell’Oman  e il Falaj Kathmain un antico sistema di irrigazione patrimonio UNESCO

Birkat (foto Nicoletta Vittori)

Hal Hamra

Uno dei più antichi villaggi dell’Oman con il suo centro abitato costituito da case con soffitti sormontati da travi di palme e fango e paglia

Al Hamra (foto Nicoletta Vittori)

Misfat al Albryyin

Continuando dopo Hamra  verso la catena montuosa del Jebel Shams oltre i 1000 mt trovate questo villaggio.  Pur potendo arrivare in auto bisogna lasciarla fuori viso che è un insieme di vicoli stretti. 

Misfat (foto Nicoletta Vittori)

Ibra

In realtà a Ibra ci sono stato perchè il bus da Muscat a Sur passa proprio da qui tra queste case. A Ibra trovate un luogo di culto veramente particolare: la moschea di Al Qablateen . Ha 2 Mirhab cioè le nicchie che all’interno delle moschee indicano la direzione della Mecca. Nelle moschee ce ne sempre una . La più antica  delle due mirhab è rivolta però  verso Gerusalemme in quanto la costruzione è antecedente al profeta Maometto (1500 anni fa)

Ibra (foto Nicoletta Vittori)

Fanja

Fanja è il primo che incontrate uscendo da Muscat.Si erge su un altura. Sembra un po tutto abbandonato ma è sicuramente suggestivo

Fanja
Fanja (foto Nicoletta Vittori)

Nizwa

L’antica capitale dell’Oman è stupenda città fortificata situata nella zona più selvaggia dell’Oman ma che è raggiungibile anche in bus (non ci sono ferrovie in Oman anche se è in progetto un’alta velocità con Dubai)

Monti Hajar

Monti Hajar: il 20% dell’Oman è costituito da montagne e questa catena montuosa lo percorre per 600 km arrivando a superare anche i 3000 mt. Qui trovate il jabal Shams soprannominata la Montagna del Sole che è il punto più alto con i suoi 3075 mt e il  wadi an Nakhar, noto come il “Grand canyon d’Arabia”,

...e il deserto?

Pensavate che me lo fossi dimenticato? Come si fa a fare un articolo sull’Oman senza il deserto.  In realtà non vi ho detto niente perchè non ci sono stato e quindi non sarei onesto se vi consigliassi cosa fare . Però potete consultare questo blog molto interessate di Nicoletta Vittori. Lei vive a Muscat e saprà consigliarvi.

Dove Dormire a..

Premesso che sono passati degli anni  dal questo mio viaggio vi posso solo segnalare le strutture dove ho soggiornato . Economiche e con una posizione centrale .

Muscat:  Mutrah Hotel Muscat 

Sur: Al Jumhour Hotel Apartments

Spostarsi in Oman

Il modo migliore per spostarsi in Oman è indubbiamente l’auto visto il costo irrisorio della benzina  (circa 50 cent al litro) . Se pensate di fare fuori strada ovviamente è preferibile un 4×4. Ma attenzione se la vostra auto è sporca sarete multati. Collegamenti in bus sono disponibili tra le varie città con la compagnia di trasporto locali ONTC

In Oman non esiste la ferrovia anche se è in progetto una linea veloce con gli Emirati Arabi

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Il Toce e l’Ossola: gite ed escursioni sul fiume più spettacolare d’Italia

Il TOCE: GITE ED ESCURSIONI SUL FIUME PIÙ SPETTACOLARE D’ITALIA

Basterebbe forse solamente la sua genesi  per aggiudicarsi questo titolo: dopo una manciata di km dalla sorgente in Val Formazza il Toce si tuffa dai  143 metri di altezza la Cascata della Frua , il salto più alto d’Europa . In termini calcistici è come segnare 2 gol nei primi 10 minuti. La cascata è costeggiata dall’Antica via del Gries che gli appassionati di Trekking conoscono: fu la via di comunicazione diretta tra Milano e la Svizzera e da qui le popolazioni Walser arrivarono nell’Ossola. A fare da guardia alla cascata ci sta un vecchio albergo dall’aspetto vagamente asburgico del XIX sec. Visitai quest’albergo per la prima volta negli anni 80 e quando  ci tornai  dopo più di 30 anni ebbi la sensazione di rivivere quei momenti  .C’era un flipper all’epoca coon cui  giocai con mia madre quando  avevo  di 7 anni;  volevo cercarlo o forse cercavo quel bambino.

Cascata del Toce

Ma voglio raccontarvi di più di questi 83 km che  il  Toce percorre fino all’estuario nel Lago Maggiore.  Questo fiume sembra disegnato per stupire e per raccontare storie  davanti ad un caminetto : dall’inizio alla fine . Il Toce nasce sugli altopiani dell’alta Val Formazza a 1800 mt dove nella piana  si staglia imponente  il Lago di Morasco con la sua storia malinconica.  Per formare  questo lago costruendo la diga negli anni 30 fu sommerso infatti il minuscolo borgo  di Morasco  abitato dalla comunità Walser che si trasferì qui dal confinante cantone Svizzero di Grom nel XVI Secolo.

Le Marmitte dei Giganti e gli Orridi di Uriezzo

Lo scorrere impetuoso dell’acque del Toce verso valle  dall’ultima glaciazione del Wurm ha creato questo ambiente unico adatto ad una piccola gita anche economica.( i fiumi subglaciali riesco a scorrere a velocità altissime fino a centinaia di kmh ).  Non siamo più ai 1800 mt dell’alta Val Formazza ma 1000 metri più sotto. Non lasciatevi ingannare dall’aspetto sinuoso e morbido di queste rocce perché sono scivolose tant’è abbiamo dovuto ricorrere all’elisoccorso per tirare fuori dall’acqua 2 ragazze scivolate nel fiume . Quindi la parola d’ordine se vorrete passare una tranquilla giornata di relax : scarpe adatte.  Questo ambiente fantastico si presta perfettamente ad una gita perfetta ed economica di una giornata anche  in famiglia. Dal Rifugio Zeus a Premia si raggiungono con 30 minuti di cammino. La giornata può essere perfettamente combinata concludendola alle terme che trovate in paese

Siamo a Crego una frazione di Premia. Dal Rifugio Monte Zeus (vi rimando al paragrafo finale per le informazioni utili) scendete lungo il sentiero di 30 mt  (scaricate la traccia sul mio canale Telegram) per arrivare in questa ansa del fiume spettacolare tra rumorose cascate , anfratti. Troverete anche un piccolo baretto nella stagione estiva. Ma non è finita qui: dopo avere attraversato il ponte prendete la salita sulla destra e arriverete nel fantastico canyon degli orridi di Uriezzo. Vi sembrerà di essere in un film ambientato nel giurassico tanto da darvi la sensazione di tornare indietro di milioni di anni . Sentirete l’acqua gocciolare in un ambiente stretto e umido dove l’elevata umidità e la poca luce hanno creato un ecosistema con muschi e felci lungo le pareti. La ciliegina sulla torta poi sono le terme di  Premia le più  attrezzate della zona. Potete anche acquistare un biglietto di 2 o 3 ore.

Sulla Ciclovia del Toce: Domodossola e il Treno del Foliage

Domodossola è il cuore  dell’Ossola  al centro delle sue 7 valli . Le sue mura , il suo mercato millenario  . Caratterizzada da portici quattrocenteschi a sostegno delle case padronali ,balconate e logge del XV e XVI secolo, Piazza Mercato è scenograficamente perfetta nella sua asimmetria. E da Domodossoa parte la Vigezzina cento Cavalli ovvero il Treno del Foliage che dalla stazione vi poterà lungo i suoi 52 km fino alle sponde del Lago di Locarno attraverso ponti, gallerie e villaggi tra vedute panoramiche infiammate dai colori autunnali. E’ possibile inoltre fermarsi nelle varie tappe che il treno fa come a Santa Maria Maggiore , il Santuario di Re, Verdasio e Intragna Sicuramente più economico del famoso treno del Bernina ma capace di dare emozioni simili. Clicca qui per guardare il mio video su Youtube all’Alpe Devero

Vogogna

Vogogna con il suo possente castello è una piccola perla incastonata nell’Ossola. Ha il suo fascino da scoprire in una giornata all’insegna della tranquillità. Il nome deriva da un antico popolo preromano i Valli Agoni: Vallis Agorum cioè villaggio degli Agoni.  Si trova proprio sulla ciclovia del Toce a metà tra il Lago di Mergozzo e Domodossola ed è raggiungibile in treno direttamente da Milano. Insomma perdersi tra le sue viette  silenziose è la classica ciliegina sulla torta se volete fare questo percorso.  Abitato fin dai Romani ebbe il suo periodo più glorioso quando il vescovo di Novara Giovanni Visconti diede il via alla costruzione del castello e del Palazzo Pretorio nel XIV . Iniziò  così il suo periodo di massimo splendore  che terminò con la dominazione spagnola.   Salendo infine per una mulattiera si giunge alla frazione Genestredo , con l’Oratorio di San Martino e l’oratorio di Santa Maria delle Grazie. Ultima tappa sono i resti della Rocca ( IX -X secolo)

Ciclovia del Toce: borghi, oasi e trincee

Per gli appassionati di Mtb e Gravel il Toce in questo tratto il Toce scorre più verde che mai.  La ciclovia purtroppo non è ben segnalata per cui per facilitarvi attenetevi alla traccia  che potete scaricare qui sul mio canale  Telegram. Il percorso (guarda il video) dal Lago di Mergozzo sale al Santuario del Boden e al Forte di Bara dove troverete la Linea Cadorna nome con il quale è conosciuto la Frontiera Nord il sistema di fortificazioni costruite tra il 1899 e il 1918 sul confine nord tra Italia e Svizzera. Il percorso poi prosegue lungo il fiume dove sul ponte di pietra guardando verso ovest potrete notare anche un sentiero di pietra nel fiume costruito per facilitare la migrazione dei pesci e  attraverso l’Oasi naturale del Bosco Tenso.

Lago di Mergozzo: una poesia lacustre

Se possiamo dire che il fiume nasce con un po di malinconia altrettando possiamo affermare che finisce invece dopo 83 km nel Lago Maggiore poeticamente  sfiorando prima il piccolo Lago di Mergozzo che il fiume creò 500 anni fa separandolo dal Lago Maggiore con le sue alluvioni. Il Mergozzo è poesia lacustre: Se immaginate un borgo  placidamente  adagiato con la sua chiesetta in un angolo di un laghetto siete nel luogo ideale.

 Nel centro del piccolo abitato di Mergozzo troverete un vecchio olmo sorretto da dei bastoni.  Si perché il vecchio ha la stessa età del lago: 500 anni.  Non di rado vedrete i bambini giocarci attorno e mai come in  questo caso si può dire che li ha visti tutti dalla nascita del lago. Il Lago ha una particolarità: all’alba si presenta liscio come uno specchio (non ci sono barche a motore) mentre di pomeriggio si alza spesso il vento .  Le acque di questo piccolo lago sono poi la le più pure e pulite d’Italia vista la mancanza di industrie sulle rive e di barche a motore.  La presenza poi si sabbia e salici ombrosi rendono le spiaggia adiacenti all’abitato particolarmente adatte alle famiglie. Non ultimo per tutti i bikers e “merenderos” la birreria in fondo al porticciolo con 100 birre e panozzi gustosi

L'estuario

Il fiume sfocia placidamente nel Lago Maggiore nella Riserva Naturale di Fondotoce tra canneti e specie acquatiche . Siamo a 2 passi dalla mondana Stresa e dalle Isole Borromee dove nel 1800 le ricche famiglie inglesi arrivavano . La stazione di Stresa era infatti una delle fermate dell’Orient Express . Ma se posso darvi l’ultimo consiglio tra la riserva e Stresa trovate il paesino di Ariolo con la sua graziosa spiaggia incastonata nel centro .

Insomma questo piccolo fiume operoso nel corso della sua storia ne ha fatte di cose: La cascata più spettacolare dell’arco alpino, ha formato dei canyons e separato laghi. Qui sotto trovate tutte le informazioni utili

Il Toce verso la foce ad Ornavasso

Prendete carta e penna: tutte le gite possibili

La peculiarità delle 7 valli dell’Ossola è l’assenza di valichi (a parte il Sempione) per cui è sinonimo di pace e tranquillità non essendoci traffico di passaggio. Il tutto a due passi dal turistico Lago Maggiore.  È questo che mi fa apprezzare oltre ai suoi alpeggi questa zona poco conosciuta dell’arco alpino.

Dove dormire: se non avete mai provato l’esperienza di dormire in un rifugio alpino il Rifugio Zeus a Premia fa il caso vostro perchè si trova solo a 800 mt di altitudione quindi adatto a tutti anche a chi ha bambini (tra l’altro ci sono pure le terme a Premia ) .Il pernottamento costa 25 euro mentre la cena 15 euro.  Ve lo consiglio anche perchè si trova in posizione strategica per tutte le escursioni che si possono fare nell’Ossola 

Dal Lago di Morasco in Val Formazza: a  piedi o in mtb ( fatbike in inverno) affittandole al Centro Fondo di Riale dove trovate anche il parcheggio (la strada finisce li) si può arrivare ai 2000 mt del  Rifugio Maria Luisa tramite un comodo e  semplice sentiero panoramico di 6 km che vi permetterò di vedere anche il Lago della diGa del Toggia (1929) e il Lago Kastel (una diga in uso di inizio 900) oppure un bel trekking ai 2500 mt del Lago dei Sabbioni dove trovate il Rifugio Somma Lombardo (1951 -19 posti letto – ) oppure al Rifugio Città di Busto (1929- 52 posti letto). NB: siccome sapete che non disdegno mai le gambe sotto il tavolo sappiate che a Riale c’è la Locanda Walser Schutba tra le più rinomate del Piemonte.. Clicca qui per vedere il mio video “Fatbike in Val Formazza” su Youtube.

Alpe Devero in Valle Antigorio: Qui siamo in gara per l’alpeggio più bello di tutte le Alpi in un paesaggio che definire bucolico è il minimo. Da Premia si sale fino alla Cascata del’Inferno da qui parte un sentiero che vi porta fino alla piana del Devero e poi salire su un altro sentiero lastricato fino al bucolico borgo di Crampiolo (il più bello di tutto l’Arco Alpino forse)  e il Lago delle Streghe. Per i più in forma si può proseguire facendo il Giro del Grande Est (traccia su Telegram) che comprende l’Alpe Forno e i Laghi del Sangiatto spettacolari allo scioglimento delle nevi .  Il posto migliore per mangiare è il Rifugio Castiglioni (avviso ai naviganti: gnocchi spettacoli)   , mentre per l’acquisto di formaggi  come il Bettelmatt (formaggio di alpeggio ) e yogurt Albrunn a Crampiolo. Ogni volta che sono salito qui sono tornato carico di felicità e con qualche forma di formaggio per i miei risottini. Clicca qui per vedere il mio video “Una splendida giornata all’Alpe Devero” su Youtube.

Val Bognanco : Terme + Rifugio low cost. Potete salire in auto fino alla chiesetta dell’Oratorio  San Giorgio . Da qui si sale a piedi al Rifugio Gattascosa su un sentiero jeepabile (2h) o in MTB . Le terme di Bognanco sono le più economiche tant’è che con 70 euro in giornata ero riuscito a fare il pranzo in rifugio , terme e massaggio. (sempre su prenotazione) Anche in questo caso trovate la traccia gpx sul mio canale Telegram.

Alpe Veglia in Valle di Vedro: qui si fa dura! L’Alpe Veglia è un altopiano a 1700 metri . Per salire si percorre una jeeppabile di 5 km  ma si può fare solo con un permesso speciale se avete una prenotazione per dormire sull’alpeggio. Farla a piedi si può fare basta seguire la strada asfaltata che da San Domenico porta al Torrente Cairasca e parcheggiare in prossimità del ponte. Da li parte la mulatttiera  lastricata. (sulla salita trovate anche una fontanella visto che a parte il tratto iniziale nel bosco è esposta al sud) . Potete farla anche in mtb ma è durissima e prudenza in discesa perché non è protetta . (guarda qui il mio video del giro dell’Alpe Veglia)

VALLE ANTRONA:  Il motto dell’ufficio turistico è “respira sei in Valle Antrona” . Questa valle ha delle particolarità che la rendono davvero speciale. I cominciare dal Lago Cavalli  uno dei più turchesi dell’arco Alpino che potete raggiungere con un percorso di 5 km  partendo dal Rifugio Novara (1474 mt) situato all’Alpe di Cheggio . Il secondo lago da visitare è il Lago Antrona che si è formato il 27 luglio 1642 da una gigantesca frana che sommerse l’abitato di Antrona causando 85 morti.  Percorrete il percorso ad anello intorno al lago è una gioia tra ponticelli e gallerie e lo spettacolare passaggio sotto cascata del Sajont. In Valle Antrona potete percorrere i 12 km delle gallerie delle miniere d’oro o il piccolo borgo di Viganella il paese più “buio d’Italia”. Per 4 mesi infatti rimane completamente all’ombra: per risolvere questo problema è stato installato un’enorme specchio che riflette la luce solare in paese.

Lago Cavalli in Valle Antrona

Informazioni utili.

COME RAGGIUNGERE L’OSSOLA:  Da Milano prendete l’autostrada A8 in direzione Laghi per poi prendere l’A26 direzione Gravellona ed infinte statale del Sempione  e da Torino prendendo l’A4 per poi prendere l’A26 e la statale del Sempione.

In Aereo: l’aeroporto più vicino è quello di Milano Malpensa a circa 50 km

In Treno: Da Milano con i regionali Trenord e Intercity di Trenitalia fino a Domodossola

Tracce gpx: tutti i miei percorsi li puoi scaricare iscrivendoti al mio canale Telegram

NB: puoi vedere tutti i miei video dell’Ossola e del Piemonte qui su Youtube nella Playlist Gite in Piemonte

Viaggiare ad ogni età

Viaggiare non ha età

“I desideri non svaniscono, vengono sepolti dalla polvere degli anni”

Da dove nasce questa frase? Qualche sera fa seduto sul divano nel buio del mio soggiorno   ho visto un film “Edie”  che mi è stato suggerito da una blogger con cui sono in contatto: Roberta Ischeri (Aka “Inviaggioconlollo” su Instagram).  Mi piace  il suo modo di scrivere perché non è la travelblogger che ti dice “i 5 posti che non puoi perdere a ” ma cerca di trasmetterti quello che vede attraverso i suoi occhi. Non c’è un’età migliore per viaggiare secondo me. Cambia la tecnologia intorno  ma non l’essere umano. Viaggiare non ha età ed anche il contachilometri è relativo.

Irlanda 1999

Edie è la storia di una signora 80enne che rimasta vedova di un marito per il quale ha sempre lavato, cucinato, stirato tutta la vita invece di arrendersi al declinare della vita e alla volontà della figlia decide di partire per fare quel viaggio che avrebbe voluto fare con suo padre in gioventù ma che non fece perché si sposò.  Mentre la vedevo preparare il suo zaino , la immaginavo come se la sua vita gli scorresse davanti  in quel momento. Il mio motto è sempre stato “nel dubbio parti” ma è una frase riferita ad una situazione presente. I desideri non svaniscono si riferisce al passato; un passato che può durare anni, decenni o tutta la vita.

Tutti noi abbiamo  un desiderio di fare un viaggio da qualche parte. L’espressione “abbiamo avuto” è la polvere degli anni.  Forse è  tardi ma siete sicuri che sia troppo tardi davvero?i. Ultimamente poi sta sorgendo dentro di me il desiderio di rivedere città che visitai  poco più che ventenne. Ripercorrere quei passi con occhi diversi, quasi avessi la DeLorean di Michael J.Fox.  Questa cosa mi è nata 3 anni fa circa quando mi recai  a Belfast in Irlanda del Nord  e per quell’occasione decisi di ritornare a dormire in un ostello sia per risparmiare visto che le cose dal punto di vista lavorativo non andavano affatto bene (ero rimasto per mesi senza stipendio per problemi finanziari dell’azienda per cui lavoravo) sia per riprovare certe sensazioni .Avevo bisogno di svagarmi .  L’Irlanda fu il mio primo viaggio  da solo e in ostello alla fine anni 90.  

 Arrivai in un grazioso ostello  a Belfast e incrociando gli sguardi di ragazzi poco più che ventenni ebbi la netta sensazione di rivedere il mio sguardo  che incrociava  i  40enni  che dormivano nell’ostello di Dublino nel 99. Come ebbi tutta la vita davanti io  ora ce l’hanno loro con i loro sogni e speranze.

La familiarità degli ostelli mette in contatto diverse generazioni .E questo che normalmente non avviene in altri settori della nostra società. Una familiarità che non parte dal preconcetto di “quello che hai tu ai miei tempi non c’era” anche se tecnicamente vero ma è anche un modo classista di  cercare di denigrare chi viene dopo di noi gelosi della loro gioventù. Il ventenne di oggi sarà il boomer del 2050 . Chi viaggia in ostello ha  normalmente una naturale predisposizione a condividere altrimenti dormiresti in camera con sconosciuti.

Berlino 2004

E’ questo  si ricollega la trama del film.  Una signora 80enne che viaggia sola  con uno zaino sulle spalle tra qualche sguardo stupito e risatine che sanno di  ma dove cazzo vuole andare alla sua età.  Trovarsi in una situazione dove tutti sono più giovani di te richiede la forza di farsi scivolare addosso gli sguardi, i pregiudizi. E probabilmente ancora di più se si è donna. L’esempio reale più bello è stata la Sig.ra Elena Erkghova (una simpatica nonna russa di Krasnoyarsk nel cuore della Siberia purtroppo scomparsa recentemente all’età di 91. Dopo aver fatto la fioraia per una vita, aver visto i nazisti, Stalin , il comunismo cominciò a viaggiare ad 83 anni.

Viaggiare per me è sempre stato un desiderio e non una necessità.  Posso stare anche per dei periodi senza viaggiare; se diventasse una necessità più che un piacere sarebbe una dipendenza. Il mio desiderio sepolto  è sempre stato quello di viaggiare in Sudamerica lungo tutta la cordigliera Andina dalla Colombia alla Terra del Fuego.  Oggi compio  47 anni e non l’ho ancora fatto. Beh se penso ad Edie ho ancora 33 anni di tempo per farlo se il destino me li concederà. Soddisfare un desiderio più avanti con gli anni potrebbe anche comportare il rischio di rimpiangere di non averlo fatto prima se lo percepisci  dal verso sbagliato. Di vederlo come un rimedio agli errori del passato. E le percezioni vincono sulla realtà. No , se andrò in Sudamerica tra 10 anni non sarà una toppa a un buco della mia vità.  

Buon viaggio

Colle del Sommeiller

Sommeiller: a 3000 mt con la mtb vintage

Sommeiller: oltre i 3000 mt con la mia mtb vintage

Estate 2022

Quanto contano le gambe in salita? Tanto, come la testa  e il cuore che ti spingono ad andare avanti.  Dopo i primi 8 km di salita nel bosco avevo già capito che non ce l’avrei fatta ad arrivare fino alle fine con 21  km di sterrato e altri 1500 mt di dislivello   ancora da fare per la cima del Sommeiller. Non si fanno se non prendi in mano la bici da mesi.

Ed è così che mi sono “arenato” in tutti i sensi una volta arrivato ai 2135 mt del Rifugio Scarfiotti sulla piana del Grange du Fond  attorniato dal classico laghetto alpino e da una fragorosa cascata che rendevano l’ambiente bucolico. Gran posto ragazzi  per una sosta ma anche per rifocillarsi  e guardare lassù  fino ai 3009 del Sommeilleir una ex stazione sciistica estiva chiusa nel 1984. In certi momenti però bisogna tirare un sospiro di sollievo e godersi la vita. D’altronde ero in posto fantastico mica in miniera a lavorare. Regolare la bilancia delle sensazioni è il modo migliore per dar il giusto peso anche alle cose negative. Però non potevo non ripensare a quel giorno di 6 anni prima. 

Stanco al rifugio e dietro la piana del Grange du Fond

Quel giorno di 7 anni fa

7 Agosto 2016: Mi alzai alle 5 quella mattina quel giorno.  Avevo ricominciato ad andare in bici l’estate precedente in Trentino scoprendo la piacevole sensazione di pedalare sopra i 2000 mt con la mia vecchia Jumpertrek che avevo riesumato dal garage di casa dopo 15 anni.  Sopra i 2000 mt sono più allegro. La sento dentro questa piacevole sensazione. Pordoi, Sella: mettevo la mano sul manubrio in uscita dai tornanti come El Diablo Chiappucci per cui tifavo da teenager ascoltando le telecronache di Adriano De Zan.  E così facendo un po di ricerche scoprii l’esistenza di questo salita che arrivava fino ai 3000.  Praticamente fantasticavo. Ci sono giornate che ti rimangono scolpite nella mente per chi va in bici.   Mi affascinava quel numero, ma mi affascinava ancor di più il fatto di salirci con una mountainbike vecchia di un quarto di secolo.

Avevo letto che quella domenica un gruppo di ragazzi aveva organizzato una manifestazione in bici salendo al Colle del Sommeiller e subito pensai : è il mio giorno. Cosi partii alle 6 per arrivare a Bardonecchia quasi alle 9 . Quando pagai i  5 euro dell’iscrizione e mi chiesero se avessi avuto l’intenzione di salire con “quella”, Il mio si di risposta fu un misto tra orgoglio e un sottile dubbio che mi si infilò nella mente dicendomi che forse stavo per fare una cazzata. Ma avevo lo stesso spirito di quando prenoto e parto per un viaggio senza programmare troppo.

Colle del Sommeiller

 Partendo da Bardonecchia la salita misura circa 29 km per circa 2000 di dislivello. (potete scaricare qui dal mio canale Telegram il file gpx di questo ed altri percorsi)Non avevo ne Strava e nessun Garmin (che non ho nemmeno ora). Avevo studiato un po le pendenze ma non avevo mai fatto uno sterrato così lungo. Gli altri poi  erano gia partiti ; mi misi quindi in sella in modalità “vabbe arriverò”.

 Dal centro  di  Bardonecchia i primi 8 km scorrono relativamente  tranquilli anche se questa parte iniziale è il tratto con le pendenze più arcigne in certi tratti oltre il  10%. Si esce dal paese e dopo la rotonda del torrente si svolta sinistra in direzione Rochemolles  e si comincia a salire sul serio. Proseguii quindi sereno rinfrancato anche dall’ombra dei boschi che è un elemento quasi costante fino alla fine dell’asfalto.  L’entusiasmo era tanto, avevo una voglia di pedalare e questo avrebbe potuto portarmi a forzare troppo non avendo mai misurato le mie forze su una salita del genere. Stai calmo mi dicevo. Guardavo su Google Maps quanto mancava e ad ogni km in meno era una tacca in più nel morale.

Rochemolles
Diga di Rochemolles area di sosta

Secondo round: inizia lo sterrato

Arrivai quindi alla casetta con la sbarra dove inizia lo sterrato (Le auto pagano per proseguire ma se potete scegliere andate di giovedi il giorno di chiusura  ai veicoli a motore,  i vostri polmoni vi saranno grati di aver evitato quell’effetto “Parigi-Dakar” quando sarete sorpassati da qualche fuoristrada). Adesso però si comincia a fare sul serio.  , come un pugile che si infila i guantoni e i miei guantoni erano 13 kg di alluminio contro  21 km di sterrato  che parte deciso su un fondo compatto ma non troppo regolare. Cercai subito di trovare un buon ritmo . 

Si esce subito dal bosco  ma ebbi la buona idea di portarmi una bandana perché da li   poi è praticamente tutta  al sole fino ai 3000.  Il sentiero è molto largo (nel video qui sotto potete vederlo quasi completamente in discesa) e si sale fino alla diga di Rochemolles dove inizia un fantastico tratto di 1 km circa completamente pianeggiante all’ombra. Una goduria. 1 km in meno alla fine e pure pianeggiante. Questa si che è vita.

Nei pressi della diga potete trovare un area di sosta con una fontanella. Verso il tramonto è un posto clamorosamente da foto con i raggi del sole che si specchiano sul lago.

Usciti da questo tratto si attraversa il torrente Rochemolles e si comincia a risalire attraversando il Grange du Fond. Ormai siamo a 2000 e l’aria è fantastica. Guardavo in giro  e  ogni tanto abbassavo lo sguardo sul manubrio per vedere i metri che passavano sotto le ruote parlando  con la mia bici incitandola a portarmi su. Perché era lei che mi portava su. Tra pascoli di pacifiche  mucche che ti accompagnano con i loro campanacci  e un ponticello di pietra si intravvede il bivio per il Rifugio Scarfiotti. Sono passati 17 km e tutto va bene.

Colle del Sommeiller
Verso il rifugio

Il Rifugio Scarfiotti

Il rifugio si trova verso la fine della piana in uno scenario bucolicamente alpino: rifugio, laghetto e fragorosa cascata.  Non si potrebbe desiderare di più . Nella mia classifica ideale in Piemonte solo gli alpeggi dell’Ossola come l’Alpe Devero e l’Alpe Veglia stanno sopra.  Il punto giusto per una sosta e riempire la borraccia. Guardando in alto si vede la strada che sale appoggiata sul dorso delle montagne disegnata come da una punta di un pennello su un quadro . Il colle è dedicato alla memoria dell’ingegner  Germain Sommeiller che progettò  i 12 km  Traforo del Frejus inaugurato il 17 Settembre 1871 dopo 14 anni di lavori ; inaugurazione alla quale non potè assistere in quanto morì 2 mesi prima. Un’opera assolutamente avveniristica per quel periodo.

Terzo round: i 12 km finali

Non mi fermai però al rifugio quel giorno ma proseguì al bivio tenendo la destra (per il rifugio si gira a sinistra ) continuando a salire. Ero desideroso di vedere che mancavano meno di 10 km alla cima ma l’acqua cominciava a scarseggiare.  Si costeggia più o meno in da vicino  il torrente e così ad un certo punto feci come quelli che non ne potevano più. Accostai mollando la bici sul prato e dopo aver riempito la borraccia mi sdraiai sul prato.

Occhi al cielo e mi riposai per un buon quarto d’ora o forse più. D’altronde ultimo ero partito e ultimo sarei arrivato. 

Colle del sommeiller
Lago del Rifugio Scarfiotti

La salita era fantastica con la brezza di certe giornate estive poi perfetta come clima.   Verso metà della salita finale dopo un breve tratto pianeggiante e in leggera discesa si trova  persino qualche metro di asfalto ancora risparmiato dal ghiaccio dopo 30 anni di abbandono. Cominciavo a sentire la stanchezza via via sempre più crescente ma ormai ero in ballo e dovevo ballare confortato però  dallo scendere dallo scendere dei km verso la metà.

Gli ultimi 5 km sono stati durissimi per la fatica e le condizioni del fondo che man mano che sale diventa sempre peggiore essendo il terreno sempre più ghiaioso e scavato dai solchi delle moto da cross sui tornanti .Però che vista ragazzi. Guardate qui

Ero davvero in alto dove non ero mai arrivato in vita mia. Wow. Ad un certo punto però come si suol dire sono “scoppiato” . In gergo ciclistico vuol dire mettere giù il piede e appoggiarti sul manubrio col fiatone  Diventava una sfida con me stesso. Era dura ma se non avessi proseguito l’avrei rimpianto per tutta la vita perché avrei pensato chissà come sarebbe stato arrivare lassù. Non mi sarebbe capitata mai più una giornata del genere e così prosegui gli ultimi 3 km un po pedalando un po camminando anche perché la bici slittava sul fondo instabile di terra e pietre.

Colle del Sommeiller
Il colle più alto d'Italia

Un incontro speciale

Quando mancava poco più di un  1 km alla vetta incrociai le jeep degli organizzatori che scendeva. Li incontrai come si incontrano i beduini nel deserto praticamente.  Avevano già smontato il punto di ristoro in cima e stavano scendendo.  Tra sorrisi e pacche sulle spalle mi diedero una fettazza di crostata ed una Coca Cola. Dire che fu un toccasana è poco.  “Dai che ce l’hai fatta” . Ci salutammo e mi diedero appuntamento al Rifugio Scarfiotti per la polenta.

3009 mt: arrivo al Sommeiller

Feci l’ultimo km ridendo come un cretino: chissà che faccia da ebete avevo se avessi avuto uno specchio. Poi si sa : l’ultimo km la fatica sparisce. In cima c’è più niente. Non è rimasto nulla della stazione sciistica costruita nel 1964. Solo uno spiazzo che presumibilmente era il parcheggio e un cartello. Apoggiai la bici e rimasi in silenzio dopo di che cominciai a camminare per qualche minuto guardandomi in giro.  Ero solo io e la montagna, tutta per me. Ormai erano le 4 del pomeriggio. Non volevo andarmene più via.  Sdraiato sulla neve a godermi il momento. Sono rimasto  li per un ora . Sinceramente avrei voluto rimanere li ancora di più. Sentivo quel posto come se fosse  tutto per me. Ma è la montagna; cominciavo a sentire freddo ed era pomeriggio inoltrato.

Il canto del cigno

Arrivai così al Rifugio Scarfiotti dove mi aspettavano i ragazzi per la polenta che loro avevano già mangiato . Accanto al laghetto ci sono sempre delle sdraie per digerire . Mi accorsi anche che le ruote in alluminio si erono stortate leggermente e toccavano i pattini dei freni .  Caricammo così la bici sulla Jeep e tornammo a Bardonecchia. Chissà se quei ragazzi si ricordano di me? .  

Fu l’ultima salita che feci con la mia Jumpertrek. 7 agosto 2016.  E’ una data che rimarrà dentro.  Avevo portata in cima sul colle più alto d’Italia quella bici che mio padre mi regalò da ragazzo; mio padre che se n’è andato  2 anni dopo nella stesso giorno.